Romeo, ti presento Giulietta #3
Verona, data stellare 47/48-08A, notte.
Paride rimase immobile, con gli occhi sgranati. Luigi lo afferrò alle braccia, ma bastò la vista dell'uomo con il machete in mano per paralizzarlo.
- Allora, culo a elastico, destra o sinistra? - ripetè Elvis.
L'intruso non rispose. La sua bocca stava per metà aperta, ma non vi usciva alcuna parola.
- Destra o sinistra, maledetto clone storpio di Prince?!
L'uomo gli urlò vicino all'orecchio. Il giovane serrò gli occhi:
- Destra, per dio! Destra! - rispose il giovane gridando, in preda alla paura.
Ma non successe niente. Paride aprì lentamente gli occhi per rendersi conto di cosa succedeva in quello che sembrava il momento più lungo della sua vita mentre dietro di lui Luigi allentò la presa fino a lasciarlo. Vide il volto sorridente di Ennio Capuleti. Non aveva usato il machete su di lui, era illeso. Scoppiò una risata che coinvolse tutti i presenti.
- Per un attimo ho temuto che vossìa mi avrebbe mozzato un orecchio, signore - disse il giovane, forzando un sorriso per evitare di piangere.
- Un orecchio? - rispose divertito il capofamiglia - Per chi mi hai preso? Per Hannibal Lechter?
- Certo che no, signore, non mi permetterei mai! - aggiunse Paride.
Elvis si girò di scatto e con un fendente orizzontale tagliò la gola del ragazzo. Quest'ultimo cadde in ginocchio, e dalla sua ferita il sangue schizzava copioso sulla canottiera bianca di Elvis.
- Non ti taglio un orecchio, Parite, ti ammazzo. E non guardarmi con quegli occhi da cerbiatto - aggiunse l'uomo voltandosi mentre il corpo esanime del giovane si accasciava a terra.
- Bella di padella, pa'! - disse Giuseppe alzandosi dal tavolo - Quel pezzo di merda mi stava dietro da un po', io gliel'ho detto che mi piace la gnocca, ma lui non mi ha mai creduto. Solo perchè uso vestiti aderenti e rosa non significa che io sia un culattone.
- Lo so, figliolo, stai tranquillo - rispose il padre asciugando il sangue dalla lama del suo machete sul braccio del cadavere.
Quello che i Capuleti ignoravano, però, era che Mercuzio Costanzo e Romeo Montecchi li stessero spiando dalla finestra. Il motivo che li spinse ad addentrarsi nella proprietà della famiglia di Elvis era quello di rubare i chopper da collezione del capofamiglia. Quello al quale assistettero invece fù un omicidio.
- Santi numi! Dobbiamo avvisare immediatamente mio cugino! - disse Mercuzio sottovoce.
- Tuo cugino il Principe? Perchè mai? Dice il saggio: "che chezzo me ne frega a me" - gli rispose Romeo, divertito dalla sua stessa citazione.
- Amico mio, non possiamo tacere su quello che i nostri occhi hanno veduto in questa notte...
- Taci, taci, Mercuzio, Taci! Tu parli di niente! - L'aggredì Romeo, e nel proferire queste parole gli tirò un pugno sul naso.
- Di questo passo dovrò cominciare a chiamarti Minchiuzio, per via del fatto che stai sempre scassando la minchia - aggiunse il ragazzo ridendo.
- Non sei spiritoso! - Mercuzio colpì con un calcio l'inguine del Montecchi, che emise un urlo e si accasciò a terra.
Proprio in quel momento accorse Tolomeo seguito da Giulietta, che erano stati allarmati dai rumori provenienti dall'esterno. Tolomeo era un goffo uomo di mezza età con un grosso rigonfiamento scuro sul naso, che lo rendeva simile ad un elefante marino. Giulietta era invece un'incantevole ragazza dai capelli magenta che come un angelo era avvolta dalla pura luce della luna.
Romeo e Mercuzio, appena videro i due Capuleti a pochi passi da loro, si lanciarono all'inseguimento. Romeo, raccolto un ramo da terra e raggiunto Tolomeo, colpì l'uomo sulla nuca tramortendolo, il quale cadde a terra svenuto. Il giovane Montecchi si voltò cercando con lo sguardo il compagno che era all'inseguimento della giovane, ma non vide nessuno.
- Minchiuzio! Dove cazzo sei? - Romeo chiamò l'amico con un'urlo smorzato, ma l'unica risposta che ebbe fù un rumore di fronde poco lontano. Si avvicinò così alla sorgente di quel rumore chiamando più volte il nome di Mercuzio.
Arrivato dietro un cespuglio si trovò davanti l'amico che possedeva Giulietta da dietro.
Stranito da quella scena Romeo si rivolse all'altro ragazzo:
- Merchione, ma che fai?
- Oh, ehm... Romeo, ti presento Giulietta - rispose il giovane.
To be or not to be?
Si, è lungo. Ma non mi rompere i maroni.
Paride rimase immobile, con gli occhi sgranati. Luigi lo afferrò alle braccia, ma bastò la vista dell'uomo con il machete in mano per paralizzarlo.
- Allora, culo a elastico, destra o sinistra? - ripetè Elvis.
L'intruso non rispose. La sua bocca stava per metà aperta, ma non vi usciva alcuna parola.
- Destra o sinistra, maledetto clone storpio di Prince?!
L'uomo gli urlò vicino all'orecchio. Il giovane serrò gli occhi:
- Destra, per dio! Destra! - rispose il giovane gridando, in preda alla paura.
Ma non successe niente. Paride aprì lentamente gli occhi per rendersi conto di cosa succedeva in quello che sembrava il momento più lungo della sua vita mentre dietro di lui Luigi allentò la presa fino a lasciarlo. Vide il volto sorridente di Ennio Capuleti. Non aveva usato il machete su di lui, era illeso. Scoppiò una risata che coinvolse tutti i presenti.
- Per un attimo ho temuto che vossìa mi avrebbe mozzato un orecchio, signore - disse il giovane, forzando un sorriso per evitare di piangere.
- Un orecchio? - rispose divertito il capofamiglia - Per chi mi hai preso? Per Hannibal Lechter?
- Certo che no, signore, non mi permetterei mai! - aggiunse Paride.
Elvis si girò di scatto e con un fendente orizzontale tagliò la gola del ragazzo. Quest'ultimo cadde in ginocchio, e dalla sua ferita il sangue schizzava copioso sulla canottiera bianca di Elvis.
- Non ti taglio un orecchio, Parite, ti ammazzo. E non guardarmi con quegli occhi da cerbiatto - aggiunse l'uomo voltandosi mentre il corpo esanime del giovane si accasciava a terra.
- Bella di padella, pa'! - disse Giuseppe alzandosi dal tavolo - Quel pezzo di merda mi stava dietro da un po', io gliel'ho detto che mi piace la gnocca, ma lui non mi ha mai creduto. Solo perchè uso vestiti aderenti e rosa non significa che io sia un culattone.
- Lo so, figliolo, stai tranquillo - rispose il padre asciugando il sangue dalla lama del suo machete sul braccio del cadavere.
Quello che i Capuleti ignoravano, però, era che Mercuzio Costanzo e Romeo Montecchi li stessero spiando dalla finestra. Il motivo che li spinse ad addentrarsi nella proprietà della famiglia di Elvis era quello di rubare i chopper da collezione del capofamiglia. Quello al quale assistettero invece fù un omicidio.
- Santi numi! Dobbiamo avvisare immediatamente mio cugino! - disse Mercuzio sottovoce.
- Tuo cugino il Principe? Perchè mai? Dice il saggio: "che chezzo me ne frega a me" - gli rispose Romeo, divertito dalla sua stessa citazione.
- Amico mio, non possiamo tacere su quello che i nostri occhi hanno veduto in questa notte...
- Taci, taci, Mercuzio, Taci! Tu parli di niente! - L'aggredì Romeo, e nel proferire queste parole gli tirò un pugno sul naso.
- Di questo passo dovrò cominciare a chiamarti Minchiuzio, per via del fatto che stai sempre scassando la minchia - aggiunse il ragazzo ridendo.
- Non sei spiritoso! - Mercuzio colpì con un calcio l'inguine del Montecchi, che emise un urlo e si accasciò a terra.
Proprio in quel momento accorse Tolomeo seguito da Giulietta, che erano stati allarmati dai rumori provenienti dall'esterno. Tolomeo era un goffo uomo di mezza età con un grosso rigonfiamento scuro sul naso, che lo rendeva simile ad un elefante marino. Giulietta era invece un'incantevole ragazza dai capelli magenta che come un angelo era avvolta dalla pura luce della luna.
Romeo e Mercuzio, appena videro i due Capuleti a pochi passi da loro, si lanciarono all'inseguimento. Romeo, raccolto un ramo da terra e raggiunto Tolomeo, colpì l'uomo sulla nuca tramortendolo, il quale cadde a terra svenuto. Il giovane Montecchi si voltò cercando con lo sguardo il compagno che era all'inseguimento della giovane, ma non vide nessuno.
- Minchiuzio! Dove cazzo sei? - Romeo chiamò l'amico con un'urlo smorzato, ma l'unica risposta che ebbe fù un rumore di fronde poco lontano. Si avvicinò così alla sorgente di quel rumore chiamando più volte il nome di Mercuzio.
Arrivato dietro un cespuglio si trovò davanti l'amico che possedeva Giulietta da dietro.
Stranito da quella scena Romeo si rivolse all'altro ragazzo:
- Merchione, ma che fai?
- Oh, ehm... Romeo, ti presento Giulietta - rispose il giovane.
To be or not to be?
Si, è lungo. Ma non mi rompere i maroni.
11 commenti:
Ah-ah-ah... il tuo commento è geniale :-D
CIAO!!!
nooooo giulietta con minchiuzo noooooooo
"che chezzo me ne frega a me!" si stava pure battendo il palmo della mano sulla testa mentre lo diceva?
ma nel film con checca-di caprio mercuzio non è il negrone capellone??se così è si può anche capire sta giulietta!
Pensavo che il bella di padella fosse un'invenzione di Dj francesco...O_o
Eheheh duro colpo per Romeo... vedi c he succede a prendere per il culo gli amici? Minchiuzzo mica tanto... :-)
Romeo se lo merita!! Gli amici non si possono prendere per il culo in questo modo!
Il tuo Minchiuzio è più fortunato dell'originale, dieci giorni fa gli ho visto fare una fine orribile (con tanto di canzone strappalacrime!!)
lario lo so :)
bibi son le sorprese della vita
rafunz stava toccando le tette della fenech
ettore non lo so perchè non l'ho mai visto.. l'aspetto di questo è a discrezione del lettore :)
giuy ma tu non sai che in realtà...
puck esatto :)
gala ma quello che hai visto tu era diretto da cocciante.. ci mancava solo l'olocausto nucleare ed era perfetto per il suo stile
Capelli magenta, eh?
Una nuova tinta de L'Oreal?
Troppi nomi cazzo, troppi nomi... non ci sto dietro a sto racconto... devo rileggerlo dal principio cazzo.
barbara è che da piccola è caduta in una pozza di clessidre
serial impossibile :)
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