mercoledì 7 marzo 2007

Dopo, mi piace fumare

Di ritorno dal pranzo coi parenti. Ho 2 sole sigarette, ma non fa niente. Una ad 1/3 del tragitto ed una all'ultimo. Parto con un po' di benzina. so che non mi basterà per tutto il viaggio, ma troverò tanti di quei distributori, più avanti... Una strada provinciale, rinnovata da poco, è piena di distributori lungo il tragitto.
Dopo il primo tratto di strada accendo la mia sigaretta.
-Serbatoio in riserva-
Via, è ora di cercare il distributore.
«Questa è una zona desolata, lo troverò più avanti».
Faccio un paio di chilometri, ed ecco la prima stazione.
«Italiana Petroli, figurati se non è aperta quella...»
Da lontano vedo 2 affari orizzontali, gialli, all'ingresso. A colpo d'occhio mi rendo conto che proprio dove devo passare io ci sono due sbarre. Le sbarre sono fatte apposta per non far passare le macchine. La stazione è chiusa. Ergo dove vorrei mettere benzina non metterò benzina.
-Serbatoio a 3/4 della riserva- mi dice la macchina.
«Non fa niente. Figurati, è pieno, quì», rassicuro la mia cucciola. La mia è una macchina che assomiglia grossomodo a un cassonetto, ma ogni scarrafone è bello a mamma sua. Non mi va di lasciarla di nuovo a secco, soprattutto perchè, l'ultima volta che è capitato, 70 euro si sono stufati di vivere nel mio portafoglio e si sono trasferiti in quello del meccanico. Per una pompa. Puttani.
-Serbatoio a 2/4 della riserva-
Ecco un distributore.
«Hai visto? Entriamo, ci dev'essere il self service».
Un po' strano come posto. Desolato, molto far west. Dopo aver passato 10 minuti a cercare di trovare una colonnina mangiasoldi, il mio sguardo approda su un fantastico cartello, fatto con materiali all'avanguardia (tandem cartone-pennarello), con su scritto "a partire da giugno '06 quest'esercizio rimarrà chiuso la domenica". Non ho voluto leggere oltre per paura di trovare scritto qualcosa come "cazzi tuoi che non hai fatto benzina".
«Andiamo avanti. Certo è strana come situazione, ma non c'è da disperarsi. E' pieno di distributori, quì».
Mai nulla fu più lontano dalla realtà. Mentre macinavo chilometri sulla mia scatola di tonno su ruote e nella irraggiungibile corsia opposta (separata dal guard rail in cemento armato, filo spinato, vetri rotti, spine e ortiche) si svolgeva una festosa parata di distributori di benzina mascherati da distributori di benzina economici, il lato della corsia che percorrevo era una malinconica e desolata distesa di nulla.
-Serbatoio a 1/4 della riserva. O ti muovi a mettere benzina o è meglio se cominci a fare stratching, amico-
Finalmente arrivo alla stazione successiva. Una volta dentro è come un miraggio: c'è vita e speranza. Ci sono delle macchine parcheggiate accanto alle pompe di benzina, gente che passa, che fuma, che mangia. Niente di più bello. Ma niente di tutto questo mi è utile. Dopo essermi chiesto ripetutamente «perchè minchia sono spente queste pompe?» mi rendo conto che un cartello mi

pausa per via di un cane che sta ululando ora, spero che si sgozzi con il rastrello

dicevo, mi rendo conto che un cartello mi guarda e ride spiegandomi che "il bar è aperto, il distributore no". Mi chiedo come cazzo io possa far funzionare la macchina con un pieno di caffè corretto con sambuca.
A malincuore riprendo la marcia. Le speranze mi stanno abbandonando, e io sto cominciando a prepararmi psicologicamente alla sequenza spegnimento-parcheggio-autostop-distributore-autostop (senza contare che la macchina si potrebbe guastare dinuovo) recitando mantra shaolin e aprendo i miei chackra (che non so cosa siano, ma suona meglio di "mi giravano le palle a mille"). Uscendo dal distributore trovo un cartello che indica la strada per raggiungere la statua del Redentore. Non sono andato a trovare questa statua, ma io e lui ci siamo fatti una bella chiaccherata lo stesso.
Passo i successivi venti chilometri a invidiare il sistema di propulsione dei Flintstones.
-Caro Quintin, la benza sta per finire. Cazzi tuoi che non hai rifornito. Sei pirla-
«Guido al risparmio e discese in folle, stronza» le ho risposto.
Poi, tutto ad un tratto, la luce: un distributore. Vero. E la macchina è ancora in moto.
Raduno tutte le forze psicologiche e aiuto la mia auto a compiere l'ultimo sforzo. Una volta dentro, dopo aver appurato l'assenza di cartelli scherzosi e il funzionamento delle pompe, mi sono diretto alla colonnina mangiasoldi. Dopo una breve colluttazione ha deciso di mangiare i miei soldi, di fronte alle minacce verso la sua famiglia e i suoi amici. E io ho potuto mettere benzina. E ho potuto riprendere la marcia.
Il piacere della seconda sigaretta, quella che mi era rimasta, non si può descrivere.

7 commenti:

Biby__ ha detto...

cucciolaaaaaaaaaaaa

mumucs ha detto...

ahuhuahuaahuhua!minchia quintin! e mettine benza prima di partire!

Unknown ha detto...

io ti avrei lasciato a piedi

Anonimo ha detto...

Ti leggo sempre e non commento mai ma questa storia è così bella che non potevo non dirtelo. Una situazione a me familiare ma detta così è davverò bella.
Colgo l'occasione e raccolgo le forze per dirti che erano belle anche le altre cose che ho letto (più o meno da quattro mesi tutto). Ciauu

Quintin ha detto...

bibi si, era lei, la mia cucciola blu (e non viola come sostieni) :)

mums, minchia lo so.. ma è più forte di me.. io sono di quelli che mette 10 volte 5 euro, non 50 euro 1 volta sola.. ma ti giuro che non ricordavo che i distributori fossero così rari!

stramo lo so che mi vuoi bene :)

smusi ospite sorpresa grazie per davvero :)
anch'io approdo spesso sul tuo blog ma non commento mai.. la mia è una questione di pigrizia, ma ci sto lavorando!

Idero ha detto...

Lo sai.... la twingo non ti abbandona mai. ricordalo questo, mai. auahuahuahau

Quintin ha detto...

eh dipende se non l'abbandoni tu, prima! hauahauhauaha

twingo people!