giovedì 21 ottobre 2010

Quel gran figlio di puttana

Non c'è tanto da chiedere alla vita. Una casa, un lavoro e una famiglia. L'auto per andare a fare le tue cose e per andare in vacanza d'estate. O d'inverno. Quando vuoi insomma. E allora ti metti a organizzare le cose in previsione di un domani, vicino o lontano che sia, cercando di goderti le piccole cose che ti capitano ogni giorno; dalla nottata di merda al pranzo freddo, dalla serata in solitudine alla bottiglia di vino che finisce sul più bello.
Non c'è niente di speciale da chiedere alla vita. Viviamo in occidente, io vengo da una famiglia che è sempre riuscita a stare a galla, non ci sono grandi difficoltà per comprare un pacco da 6 e berle con gli amici guardando Gran Torino. Ma le cose cambiano, girano, ti scuotono. Un giorno ti svegli che sei completamente nudo scalzo triste e solo in mezzo alla strada in autunno, con la puzza d'asfalto bagnato che ti taglia dentro il naso. E non riesci più a tornare in casa, accendere il camino e scaldarti le ossa.
Una di quelle volte torni a casa e una voce ti dice
- amico, ti piaceva guidare?
- si.
- e se non potessi più?
- rido.
- bene ridi, perchè altri 4 mesi e non toccherai neanche una bici.
- grazie gran figlio di puttana.
In luce di questo volevo ringraziare quel pezzo di stronzo dello sbirro rotto in culo che si è preso la mia patente quel giorno di luglio '09.

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