Idoli

Da bambino vedevo Mac Gyver (ave), quell'uomo fantastico che tutto sapeva e tutto risolveva. Alcuni potrebbero dire che era esagerato, che quel telefilm proponeva delle cose impossibili, che Mac Gyver (sempre sia lodato) non era un uomo, ma il professor Zichichi con il ciuffo sulla nuca e i vestiti anni '80, ma non è così.
Mac Gyver (salvaci oh signore) era un uomo.
Più uomo di Bruce Willis, più uomo di George Peppard, più uomo di Amanda Lear. Mac Gyver (sia santificato il tuo nome) era l'idraulico che ogni donna vorrebbe trovarsi inchinato sotto il lavello con l'insert coin oltre la mutanda.
Sono sempre voluto essere come lui. E per farlo non devi avere sette lauree e lavorare dietro una scrivania: no. Devi essere sul campo, e assaporare le difficoltà e le vittorie sudate. Il modo migliore di arrivare a essere Lui è essere un manutentore: muratore, elettricista, idraulico, falegname, chimico, fisico e un po' anche Gianni Morandi. Bene, io sono manutentore. Quando Mac Gyver (John Holmes) si trovava in trappola si guardava in giro, raccoglieva degli oggetti, li mescolava con ingegno e si liberava.
Oggi ho dovuto affrontare una situazione degna del miglior Mac Gyver (Voltron) quando, entrato in una stanza, il vento mi ha chiuso la porta, lasciadomi imprigionato, con solo una scala e un cacciavite a taglio. Rinchiuso ormai da 15 minuti, ho spremuto il mio cervello, cercando ogni ricordo latente delle sue gesta, ogni nozione, ogni cosa.
E ho agito.

Quintin prende la scala e si affaccia dalla zanzariera
Quintin (rivolgendosi a un verniciatore che passava di là): scusa!
Verniciatore (guardandosi attorno spaesato): ...
Quintin: scusa mi vedi? son quì.
Verniciatore (che vede Quintin): sì ti vedo.
Quintin: me lo fai un favore?
Verniciatore: dimmi.
Quintin: fai il giro e mi apri la porta che son chiuso dentro?
Verniciatore: ...

Ed è così che mi salvai.